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Le emissioni di Google aumentano quasi del 50% in cinque anni a causa della domanda energetica dell'IA

Le emissioni di Google aumentano quasi del 50% in cinque anni a causa della domanda energetica dell'IA

> L'obiettivo del colosso tecnologico di ridurre l'impronta climatica è a rischio a causa della crescente dipendenza da data center ad alto consumo energetico.

Nel recente rapporto ambientale annuale, Google ha rivelato che le sue emissioni di gas serra sono aumentate del 13% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 14,3 milioni di tonnellate metriche. Questo incremento porta a quasi il 50% l'aumento delle emissioni dall'anno base del 2019, quando la compagnia ha iniziato la sua corsa verso l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette (net zero) entro il 2030. Google attribuisce l'aumento principalmente al consumo di elettricità dei suoi data center e alle emissioni derivanti dalla supply chain.

Impatto di IA e data center

I data center svolgono un ruolo fondamentale nel funzionamento dei modelli di intelligenza artificiale (IA), come il modello Gemini di Google e GPT-4 di OpenAI, che alimenta il chatbot ChatGPT. Ma proprio queste strutture sono tra i maggiori consumatori di elettricità: l'International Energy Agency stima che il loro consumo totale di elettricità possa raddoppiare rispetto ai livelli del 2022, raggiungendo i 1.000 TWh (terawatt ore) entro il 2026, equivalente alla domanda di elettricità del Giappone.

Secondo le previsioni della ricerca condotta da SemiAnalysis, i data center utilizzeranno il 4,5% della generazione energetica globale entro il 2030, a causa dell'ampio utilizzo dell'intelligenza artificiale. Questo rappresenta una sfida considerevole per Google, che ha descritto il suo obiettivo di raggiungere le emissioni nette zero come "estremamente ambizioso", citando una "significativa incertezza" nell'impatto ambientale futuro dell'IA, considerato complesso e difficile da prevedere.

Sfide ambientali e strategie aziendali

Anche Microsoft ha riconosciuto l'impatto delle sue strategie basate sull'intelligenza artificiale. Il presidente di Microsoft, Brad Smith, ha affermato a maggio che l'uso dell'energia correlato ai suoi data center mette a rischio il loro obiettivo di diventare carbon negative entro il 2030, aggiungendo che "la meta si è spostata" a causa della strategia IA dell'azienda. Tuttavia, il co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, la scorsa settimana ha sostenuto che l'IA aiuterà a combattere la crisi climatica poiché le grandi imprese tecnologiche sono "seriamente intenzionate" a pagare un extra per utilizzare fonti di energia pulita, sostenendo di voler utilizzare "energia verde".

Se da un lato le grandi aziende tecnologiche sono diventate importanti acquirenti di energia rinnovabile per raggiungere i loro obiettivi climatici, dall'altro si trovano a confrontarsi con le promesse di ridurre le emissioni di CO2, che si scontrano con gli investimenti massicci in prodotti IA che necessitano di notevoli quantità di energia per l'addestramento e l'impiego nei data center. A queste si aggiungono le emissioni di carbonio associate alla fabbricazione e al trasporto dei server e dei chip utilizzati in questi processi.

Un altro fattore ambientale nell'espansione dell'IA è l'utilizzo dell'acqua: una ricerca stima che entro il 2027, l'IA potrebbe contare fino a 6,6 miliardi di metri cubi di consumo idrico, quasi i due terzi del consumo annuale dell'Inghilterra.

In questo contesto complesso, il raggiungimento degli obiettivi climatici impone una riflessione critica sulle strategie di sviluppo tecnologico e l'uso sostenibile delle risorse. Con l'aumento delle esigenze energetiche, diventa essenziale per le aziende come Google continuare a innovare non solo nelle tecnologie, ma anche nelle soluzioni per la sostenibilità ambientale.

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