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Intelligenze artificiali "riportano in vita" defunti: eticisti chiedono regolamentazione urgente

Intelligenze artificiali "riportano in vita" defunti: eticisti chiedono regolamentazione urgente

> Le preoccupazioni che i 'deadbots' possano causare danni psicologici ai loro creatori e utenti o perseguitarli digitalmente.

La possibilità di ricreare digitalmente persone defunte è diventata un tema di discussione urgente tra gli eticisti dell’intelligenza artificiale (IA), che sollevano preoccupazioni sui potenziali danni psicologici che i "deadbot" potrebbero causare ai loro creatori e utilizzatori. Questi servizi, oltre ad essere tecnicamente fattibili e legalmente permissibili, potrebbero permettere agli utenti di "riportare in vita la nonna" sotto forma di chatbot, caricando conversazioni avute con i propri cari scomparsi, suggeriscono i ricercatori dell'Università di Cambridge.

I deadbot potrebbero rivolgersi a genitori affetti da malattie terminali, desiderosi di lasciare un'eredità digitale ai propri figli, o a persone in salute che intendono catalogare la propria vita per creare un lascito interattivo. Tuttavia, l'eticità di queste pratiche è messa in discussione dalla possibilità che aziende senza scrupoli possano causare danni psicologici duraturi e mancare di rispetto ai diritti dei defunti.

Servono regolamenti sui "deadbot" per evitare danni psicologici e rispettare i defunti.

La commercializzazione di servizi di eredità digitale attraverso la pubblicità solleva preoccupazioni significative, specialmente quando gli utenti scoprono che i loro cari ricreati digitalmente possano suggerire acquisti indesiderati, mettendo in luce l’uso inappropriato dei loro dati personali. Queste problematiche si amplificano quando i servizi vengono utilizzati da bambini, che potrebbero subire danni psicologici a seguito dell'interazione con i deadbot, ostacolando il normale processo di lutto.

I ricercatori propongono quindi una serie di pratiche migliori, che includono procedure per il "ritiro" sensibile dei deadbot e la limitazione delle loro funzionalità interattive agli adulti, oltre alla necessità di una trasparenza cristallina sul loro funzionamento e sui limiti di questi sistemi artificiali.

Nel 2021, Joshua Barbeau ha fatto notizia utilizzando GPT-3 per creare un chatbot con la voce della sua defunta fidanzata, innescando un dibattito sull'uso di queste tecnologie. Lo sviluppo di Deep Nostalgia da parte del sito di genealogia MyHeritage, che creava video animati degli antenati degli utenti a partire da foto fisse, ha poi evidenziato ulteriormente le potenzialità controversie e i dibattiti etici legati all'utilizzo di tali tecnologie per "rivivere" esperienze con persone scomparse.

Questo campo emergente dell'IA solleva questioni fondamentali sulla dignità dei defunti e sul benessere psicologico dei vivi, evidenziando la necessità di un dibattito approfondito e di eventuali regolamentazioni per governare la creazione e l'uso responsabile dei deadbot.

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