Scontro Culturale Online: Umani VS Algoritmi!

Scontro Culturale Online: Umani VS Algoritmi!

> Esplorando Oltre Gli Algoritmi: La Crescita di Piattaforme Senza Filtri Automatici

Nell'era digitale in cui viviamo, le piattaforme social, di video e di shopping si sono allineate su un modello comune basato sulle raccomandazioni automatizzate per avvolgere gli utenti in un'esperienza online personalizzata. Da Spotify con le sue playlist su misura a TikTok e la sua pagina "Per te", fino alle suggerioni di prodotto di Amazon, il web sembra deciso a gestire ogni aspetto della nostra attività online.

Tuttavia, l'allarme sulle potenziali negative conseguenze di quest'approccio tecnocratico è in netta ascesa. Recentemente, il Congresso statunitense ha indagato se gli algoritmi dei social media possano rappresentare una minaccia per il benessere dei bambini, con nuovi studi e pubblicazioni che mettono in luce le ampie conseguenze culturali derivanti dalla scelta di lasciare che gli algoritmi curino i nostri feed. Ryan Stoldt, professore all'Università di Drake e membro del gruppo di ricerca Algorithms and Culture presso l'Università di Iowa, esprime preoccupazione per come questo possa cristallizzare i nostri gusti culturali.

In risposta alla crescente inquietudine che circonda i sistemi di raccomandazione del Big Tech, stanno emergendo delle alternative digitali agli algoritmi. Tyler Bainbridge, imprenditore e fondatore di PI.FYI, è alla guida di un movimento che cerca di sviluppare alternative meno problematiche alle raccomandazioni automatizzate. Avviata a gennaio, PI.FYI si propone di "riportare la curatela umana" al centro dell'esperienza online.

PI.FYI nasce dall'idea che le raccomandazioni dovrebbero provenire esclusivamente da altri esseri umani e non da macchine. Gli utenti possono condividere suggerimenti su prodotti, esperienze e rispondere a domande di vario tipo. Inoltre, il sito offre raccomandazioni selezionate manualmente da amministratori e alcuni utenti scelti con cura, un ritorno a un'internet gestita dalle persone e non dagli algoritmi.

Un'altra applicazione che cerca di offrire un'oasi libera dagli algoritmi è Spread, attualmente in fase di beta testing chiuso. Stuart Rogers, cofondatore e CEO di Spread, mira a un mondo in cui le persone possano di nuovo basarsi su raccomandazioni umane anziché sulla spinta di un algoritmo. Spread si caratterizza per l'assenza di algoritmi di ranking, la proibizione di marchi e bot, e una modalità di interazione basata su link che conducono a contenuti esterni.

Nel frattempo, Jonathan Stray, senior scientist presso il Center for Human-Compatible AI dell'UC Berkeley, solleva dubbi sull'effettiva superiorità dei feed cronologici rispetto a quelli curati dagli algoritmi, ponendo l'accento su come anche questa scelta possa produrre bias e facilitare lo spam.

Nonostante il crescente interessamento per piattaforme come PI.FYI e Spread, che si propongono come alternative libere da algoritmi, il passaggio a chat di gruppo private dimostra la ricerca da parte degli utenti di spazi sociali più controllati e intimi, lontani dall'influenza degli algoritmi ma non esenti dai rischi di eco chamber e bias derivanti dalle dinamiche sociali.

In conclusione, mentre il panorama digitale cerca soluzioni per mitigare l'impatto degli algoritmi di raccomandazione, la ricerca del feed informativo perfetto è ancora in corso. La sfida per un internet più umano e meno governato dalla logica dell'engagement è aperta, segnalando una crescente riflessione sul ruolo e sull'impatto delle tecnologie digitali nelle nostre vite.

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