Perplexity risarcisce i media per plagio

Perplexity risarcisce i media per plagio

> Prestigiose testate come Time, Der Spiegel e Fortune aderiscono al programma editoriale di Perplexity, segnando l'inizio di una nuova era per l'informazione online.

Perplexity lancia un programma di condivisione dei ricavi pubblicitari con i partner editoriali, in risposta alle recenti accuse di plagio. L'iniziativa, denominata "Publishers' Program", ha già reclutato i suoi primi partner, tra cui nomi di spicco come Time, Der Spiegel, Fortune, Entrepreneur, The Texas Tribune e Automattic (con la partecipazione di WordPress.com ma non di Tumblr).

Secondo questo programma, quando Perplexity utilizza contenuti di questi editori per rispondere alle query degli utenti, gli editori riceveranno una quota dei ricavi pubblicitari. I partner editoriali otterranno anche un abbonamento gratuito di un anno al livello Enterprise Pro di Perplexity e l'accesso agli strumenti di sviluppo dell'azienda.

Inoltre, avranno accesso a insights attraverso Scalepost.ai, una nuova startup di AI che aiuta a stabilire partnership tra aziende di AI ed editori, fornendo informazioni come la frequenza con cui i loro articoli appaiono nelle ricerche.

Dettagli dell'accordo

Dmitry Shevelenko, chief business officer di Perplexity, non ha rivelato i termini esatti dell'accordo, ma ha affermato che la condivisione dei ricavi è un accordo pluriennale con una "percentuale a due cifre", coerente per tutti gli editori, con termini particolarmente favorevoli per i partner iniziali.

Sara Platnick, portavoce di Perplexity, ha aggiunto che i pagamenti vengono effettuati su base per-fonte, il che significa che gli editori vengono compensati per ogni articolo utilizzato nelle risposte. Il programma fornirà temporaneamente anticipi in contanti sui ricavi agli editori mentre Perplexity costruisce un modello pubblicitario a lungo termine.

"È una divisione dei ricavi molto migliore di Google, che è zero"

Matt Mullenweg, CEO di Automattic, ha commentato: "È una divisione dei ricavi molto migliore di Google, che è zero". L'accordo di pubblicazione non copre WordPress.org, ma Automattic invierà pagamenti ai clienti diretti di WordPress.com.

Risposta alle accuse di plagio

Questo nuovo programma arriva un mese dopo che un editor di Forbes ha scoperto che i report a pagamento della pubblicazione erano stati plagiati nel nuovo prodotto di Perplexity, Pages, uno strumento basato sull'AI che permette agli utenti di creare report o articoli basati su prompt.

Wired ha poi pubblicato un'indagine che ha rivelato come l'AI di Perplexity stesse "parafrasando storie di WIRED, e a volte riassumendo le storie in modo impreciso e con un'attribuzione minima". Forbes ha minacciato azioni legali contro Perplexity.

Shevelenko ha dichiarato che l'azienda ha iniziato a lavorare su questo programma a gennaio, ben prima delle polemiche, traendo ispirazione dal programma di condivisione dei ricavi pubblicitari di X. Perplexity aveva pianificato di lanciare questo programma il mese scorso durante le controversie, ma ha deciso di rimandare fino ad ora.

Strategia e visione futura

Per Perplexity, che si tratti o meno di un modo per fare ammenda, la startup sembra determinata a creare un'infrastruttura a lungo termine per pagare gli editori per i loro contenuti finché l'azienda esisterà.

La ricerca basata sull'AI è più costosa della ricerca tradizionale, quindi Perplexity deve lavorare rapidamente per coprire i costi di calcolo coinvolti. A maggio, la startup ha raccolto 250 milioni di dollari con una valutazione di 3 miliardi di dollari.

Shevelenko ha sottolineato: "Abbiamo bisogno che la pubblicità abbia successo perché sarà il nostro principale modello di business". Pagare gli editori aumenta solo i costi, e Perplexity è consapevole che non è la norma per uno strumento di ricerca.

L'azienda vuole concentrarsi sulla costruzione di un business redditizio formando alleanze con i media creando le giuste strutture a lungo termine, come la condivisione dei ricavi pubblicitari.

Concorrenza e sfide future

C'è anche la minaccia incombente di OpenAI, che ha appena annunciato un prototipo del suo prodotto di ricerca basato sull'AI, SearchGPT, insieme ai propri partner editoriali come News Corp, The Atlantic e Vox Media.

Sembra che OpenAI abbia fatto tesoro degli errori di Perplexity. Nell'annuncio, l'azienda ha dichiarato che gli editori avranno la possibilità di "gestire come appaiono nelle funzioni di ricerca di OpenAI" e possono scegliere di non far utilizzare i loro contenuti per addestrare i modelli di OpenAI pur continuando ad essere visualizzati nella ricerca.

In conclusione, sembra che le aziende di AI utilizzeranno i contenuti degli editori che siano d'accordo o meno. Il lato business dell'industria dei media sembra credere che accettare il denaro, piuttosto che licenziare personale per permettersi lunghe battaglie legali, sia la migliore opzione per ora.


La ricerca basata sull'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui accediamo alle informazioni online. Questa tecnologia affonda le sue radici negli anni '50, quando i pionieri dell'informatica iniziarono a esplorare l'idea di macchine capaci di "pensare" come gli esseri umani.

Uno dei primi esempi di sistema di ricerca basato su AI fu ELIZA, sviluppato nel 1966 al MIT. Sebbene primitivo per gli standard odierni, ELIZA fu rivoluzionario nel suo tentativo di comprendere e rispondere al linguaggio naturale.

Nel corso dei decenni, la ricerca AI ha fatto passi da gigante. Negli anni '90, i motori di ricerca come AltaVista e Google hanno iniziato a utilizzare algoritmi sempre più sofisticati per classificare e presentare i risultati. Tuttavia, questi sistemi si basavano principalmente su corrispondenze di parole chiave e link, non sulla vera comprensione del contenuto.

L'avvento del machine learning e del deep learning negli anni 2000 ha portato a progressi significativi. Google ha introdotto RankBrain nel 2015, un sistema AI che ha migliorato notevolmente la pertinenza dei risultati di ricerca.

Una curiosità interessante: Il primo motore di ricerca basato su AI a raggiungere una certa popolarità fu Ask Jeeves (ora Ask.com), lanciato nel 1996. Permetteva agli utenti di porre domande in linguaggio naturale, un concetto all'avanguardia per l'epoca.

Oggi, assistenti AI come Siri, Alexa e Google Assistant rappresentano l'evoluzione di questa tecnologia, offrendo risposte vocali e testuali a domande complesse. Tuttavia, il rapido progresso di questi sistemi solleva importanti questioni etiche e legali, in particolare riguardo all'uso e all'attribuzione dei contenuti.

La sfida attuale per le aziende come Perplexity è bilanciare l'innovazione tecnologica con il rispetto dei diritti degli autori e degli editori. La condivisione dei ricavi pubblicitari potrebbe essere un passo nella giusta direzione, ma il dibattito su come l'AI dovrebbe interagire con i contenuti protetti da copyright è lungi dall'essere risolto.

In futuro, potremmo vedere l'emergere di nuovi modelli di business e standard etici per l'uso dell'AI nella ricerca e nella generazione di contenuti. Questo potrebbe includere sistemi di attribuzione più sofisticati o persino nuove forme di licenze specifiche per l'uso da parte dell'AI.

Mentre navighiamo in queste acque inesplorate, una cosa è certa: la ricerca basata sull'AI continuerà a evolversi, sfidando le nostre concezioni tradizionali di conoscenza, accesso all'informazione e proprietà intellettuale.

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