OpenAI nega plagio di Scarlett Johansson: “le voci sono di doppiatori”

OpenAI nega plagio di Scarlett Johansson: “le voci sono di doppiatori”

> Altman sottolinea le somiglianze tra l'assistente vocale Sky e il film "Her" dopo il lancio di ChatGPT-4o.

OpenAI, la società tecnologica nota per i suoi avanzamenti nell'intelligenza artificiale, sta affrontando giorni tumultuosi. Seguendo le dimissioni di figure chiave come Leike e Sutskever, Sam Altman, CEO dell'azienda, si trova ora a dover gestire una situazione complicata riguardante accuse di plagio vocale mosse dall'attrice Scarlett Johansson.

Dopo il rilascio di ChatGPT-4, molti avevano notato somiglianze tra la voce dell'assistente digitale e il film Her, in cui Johansson presta la voce a un'intelligenza artificiale. Poco dopo, la voce incriminata è stata rimossa, scatenando speculazioni che hanno trovato conferma quando l'attrice ha pubblicamente espresso il suo disappunto, rivelando di aver inviato diffide a OpenAI.

Johansson ha condiviso una lettera aperta dove si dichiara "scioccata, arrabbiata e incredula", spiegando di aver rifiutato una proposta di Altman per utilizzare la sua voce in ChatGPT, e di aver scoperto l'uso non autorizzato solo due giorni prima della presentazione ufficiale del prodotto.

OpenAI ha risposto con un dettagliato post dove spiega che per le voci di ChatGPT vengono utilizzati doppiatori professionisti selezionati tramite casting, negando quindi l'utilizzo di tecniche di deepfake per replicare la voce di Johansson. Secondo l'azienda, si sarebbe trattato di una coincidenza che la voce scelta somigliasse alla sua.

Questo incidente solleva interrogativi sulla capacità del team di leadership di OpenAI di anticipare e gestire le possibili controversie legate alla prossimità tra le voci utilizzate nei loro prodotti e quelle di celebrità riconoscibili. Un tale episodio potrebbe aver contribuito agli attriti interni che hanno portato alla breve interruzione del mandato di Altman come CEO nel novembre 2023.

La questione rimane complessa e solleva problemi etici e legali riguardo al consenso e all'uso delle voci in tecnologie avanzate come quelle sviluppate da OpenAI.

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