Labatut: "il mio libro scatena attacchi di panico"

Labatut: "il mio libro scatena attacchi di panico"

> I suoi avvincenti libri sulla fisica quantistica e la teoria dei giochi hanno creato un seguito cult e fan famosi come Stephen Fry, Björk e Barack Obama.

Nei suoi romanzi, Labatut si concentra su figure come Karl Schwarzschild, Werner Heisenberg e Alexander Grothendieck, geni che hanno spinto la conoscenza umana ai suoi limiti, spesso a costo della propria sanità mentale. "È come per i mistici che raggiungono il divino", spiega l'autore. "Dio sussurra loro che c'è qualcosa oltre, e noi come specie stiamo iniziando ad affacciarci su quell'abisso".

Il protagonista principale del suo ultimo libro, The Maniac, è John von Neumann, matematico e fisico che Labatut definisce "lo spirito della nostra epoca". Von Neumann è stato una figura centrale del Progetto Manhattan, ha progettato il primo vero computer e gettato le basi dell'intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, era un personaggio complesso e a tratti amorale, dotato di un'intelligenza che l'autore descrive come "fredda, calcolatrice, acuta e tagliente".

Tra scienza e misticismo

Nei ritratti di Labatut di alcuni degli uomini più razionali mai esistiti serpeggia un forte senso religioso. Secondo l'autore, sognando un paradiso secolare abbiamo ucciso Dio e lo abbiamo sostituito con la ragione, ma "l'umanità non si libererà mai del suo impulso verso l'apoteosi; siamo spinti da questa sete di assoluto che è insita nelle nostre menti".

"Ogni ninfa e ogni dio che abbiamo ucciso ci ha portato più potere... e più disperazione", afferma. "Ha solo gettato un'ombra più grande sul mondo. Volgi lo sguardo verso la luce e vieni accecato: dall'IA, dalla tecnologia, dall'esplorazione spaziale. E quando ti volti, vedi i demoni lovecraftiani che emergono da dentro di noi".

"I libri dovrebbero darti un attacco di panico - o almeno indicarti quella direzione."

Un approccio non convenzionale alla scrittura

Labatut ha un approccio poco ortodosso alla narrativa. Pur essendo nato in Olanda e cresciuto tra Cile e Paesi Bassi, considera l'inglese la sua prima lingua e ha scritto The Maniac direttamente in inglese.

L'autore si dichiara poco interessato agli aspetti tradizionali del romanzo come la caratterizzazione dei personaggi o la riproduzione di voci e dialoghi realistici. "Non sono bravo in queste cose e non mi interessano", afferma. "Ciò che mi appassiona sono le idee. Voglio che i lettori si entusiasmino per la crisi dei fondamenti della matematica, che sentano l'orrore e la bellezza del primo approccio nucleare".

Labatut ammette di non leggere romanzi da più di un decennio, avendo perso interesse per la narrativa tradizionale dopo una "crisi" personale vissuta intorno ai 30 anni. "Le persone che ammiro di più in ogni campo hanno questa meravigliosa capacità di lasciare che il loro inconscio si riversi in ciò che fanno", spiega. "Credo che la forma più elevata di intelligenza sia la possessione dall'esterno".

Tra realtà e finzione

Pur basandosi su fatti e personaggi storici, i libri di Labatut non possono essere definiti semplicemente "romanzi non-fiction". L'autore rifiuta anche l'etichetta di autofiction, così popolare negli ultimi anni. "Se sei un serial killer o un detective a Città del Messico, se traffichi armi con Rambo, se sei la sex worker più pagata al mondo, allora ok, fai pure autofiction", ironizza. "Ma il mondo è molto più interessante di così".

Labatut si considera più interessato alle idee che allo stile o alla caratterizzazione dei personaggi. "Non sono così bravo come scrittore, quindi devo scrivere di cose interessanti", ammette con umiltà. "Se fossi un grande stilista, potrei raccontare con chi ho fatto sesso e cosa ho mangiato a colazione. Ma poiché non mi sono mai considerato così dotato, devo scrivere delle cose più profonde e sconcertanti che esistono".

L'intelligenza artificiale come nuova frontiera

La parte finale di The Maniac descrive la vittoria dell'IA su un campione umano nel gioco del Go, un momento che segna l'eredità di von Neumann. Labatut non è affatto convinto dall'argomento che l'IA sia solo un "autocomplete sofisticato".

"Quando hai un sistema matematico che può gestire il linguaggio, hai le due cose più potenti che abbiamo sviluppato come specie che lavorano insieme: matematica e linguaggio", spiega. "Penso che siamo assolutamente sull'orlo di qualcosa, se non oltre. Credo che la prima catastrofe causata dall'IA, dato il modo in cui stanno andando le cose, con le grandi aziende che corrono verso il basso, sia probabilmente inevitabile".

L'autore conclude con una riflessione sul potere della letteratura: "Il miglior complimento che ho ricevuto finora è la gente che mi dice: 'Il tuo libro mi ha dato un attacco di panico. Ho iniziato a sentirmi male, non riuscivo a leggerlo'. Oppure: 'Ho finito il libro e poi ho visto un titolo sull'IA e ho avuto un attacco di panico'. Beh, dai! I libri dovrebbero darti un attacco di panico - o almeno indicarti quella direzione".


Benjamín Labatut è uno scrittore noto per occuparsi di temi scientifici attraverso la narrativa, un approccio che spesso porta i lettori a riflettere sulla complessità stessa del sapere umano e delle scoperte che hanno plasmato il XX secolo. Un periodo storico ad alta intensità intellettuale e scientifica, che è stato segnato non solo dalla nascita della fisica quantistica, ma anche dalla ridefinizione del concetto di certezza matematica.

La figura di Karl Schwarzschild, meno conosciuta al grande pubblico rispetto a quella di Albert Einstein, è emblematica in questo contesto. Karl è stato un astrofisico tedesco noto per il calcolo del raggio di Schwarzschild, un concetto critico nella teoria della gravitazione generale di Einstein. La sua storia è un'esemplificazione perfetta di come la scienza possa raggiungere vette quasi mistiche, stretta tra l'ardore delle scoperte e gli orrori della guerra che lo vide morire prematuramente.

Questo interesse per i confini estremi della conoscenza si riflette superbamente nelle vicende di Werner Heisenberg. Il lavoro di Heisenberg sulla meccanica quantistica e il principio di indeterminazione sottolinea una transizione epocale nella scienza: l'introduzione di una incertezza intrinseca alle più piccole scale dell'universo. L'idea che non possiamo conoscere simultaneamente la posizione e la velocità di una particella con precisione assoluta ha messo in crisi il determinismo classico a cui la scienza si era aggrappata per secoli.

L'opera di Labatut evoca riflessioni profonde non solo sulla natura del progresso scientifico, ma anche sul costo personale che esso comporta. Alexander Grothendieck, un altro protagonista del panorama intellettuale del XX secolo, è noto per le sue rivoluzionarie contribuzioni alla geometria algebrica e per la sua successiva ritirata dalla vita pubblica, riflettendo il complesso dialogo tra innovazione e isolamento.

"E quando ti volti, vedi i demoni che emergono da dentro di noi". Questa citazione da Labatut suggerisce una verità inquietante sull'innovazione: ogni nuova scoperta porta con sé non solo possibilità, ma anche nuovi rischi, nuove incertezze. Proprio come l'esperienza di John von Neumann, la cui brillante mente ha illuminato tanto la matematica pura quanto le più oscure applicazioni della fisica nucleare e informatica.

Oggigiorno, quando guardiamo il panorama della tecnologia e dell'intelligenza artificiale, non possiamo non riconoscere l'eco delle riflessioni di Labatut sulla continua tensione tra conoscenza e moralità, innovazione e destrutturazione. ​Attraverso i suoi libri, Labatut ci invita a non dimenticare che ogni nuova soglia della conoscenza può essere sia una porta che una precipizio.

L'intreccio di genialità e follia che caratterizza i personaggi nei suoi romanzi è un promemoria di quanto l'umanità sia intricata e di come la scienza, nella sua spinta verso l'infinito, tocchi i confini del sublime, spingendoci sempre più vicini a quel "abisso" che è tanto seducente quanto terribile.

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